Ramy Shaath
nato nel 1971, è un difensore dei diritti umani egiziano-palestinese e coordinatore della campagna egiziana per il boicottaggio d'Israele.

Attualmente è in custodia cautelare in attesa che i suoi casi, il n.930 del 2019 e il 517 del 2020, vengano esaminati da un tribunale. È accusato di aver aderito a gruppi terroristici, il classico capo d'imputazione che il governo egiziano usa contro giornalisti, ricercatori e attivisti.

Ramy Shaath è noto per le sue attività riguardanti la questione israelo-palestinese, e nello specifico il monitoraggio dei crimini perpetrati da Israele contro i civili palestinesi, i casi di sgombero forzato e l'apartheid. Inoltre si è espresso contro normalizzazione dei rapporti tra Egitto e Israele.

Il 5 luglio 2019, a causa della sua attività, è stato arrestato dalla Sicurezza Nazionale Egiziana ed è stato accusato di essersi unito a un gruppo terroristico nel caso n. 930 del 2019. In seguito all’arresto, la Sicurezza Nazionale ha espulso con la forza sua moglie, che ha nazionalità francese, costringendola al rientro nel suo Paese senza nessuna giustificazione legale.

Il 18 Aprile 2020, Ramy è stato nuovamente posto sotto processo. Nel nuovo caso, il n. 517 del 2020 con le stesse accuse del precedente, è stato incluso nelle liste degli individui che hanno legami con il terrorismo, un provvedimento che significa l'esclusione totale da qualsiasi attività sociale e politica.

Stando alle conclusioni dell'ultimo interrogatorio, che risale a febbraio di quest'anno, la sua detenzione è stata rinnovata di altri 45 giorni in attesa di ulteriori indagini. Ad oggi, dopo più di 21 mesi dall’arresto, la Sicurezza Nazionale non ha presentato alcuna prova materiale per dimostrare la validità delle accuse mosse contro di lui.

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