#PatrickLibero / #FreePatrick : quante persone in Italia conoscono bene questo hashtag, e magari lo hanno condiviso sui propri profili sociali nel corso dell'ultimo anno?
La società civile italiana da oltre un anno si mobilita per chiedere il rilascio di Patrick George Zaky, attivista egiziano membro dell'Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR) e dottorando presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna.

Nonostante questa importante mobilitazione popolare, non sempre è stato ricordato che l'accanimento giudiziario, la detenzione arbitraria per quasi un anno in custodia cautelare, le accuse puramente strumentali e infondate di appartenere a un'organizzazione terroristica (la stessa EIPR) che hanno colpito Patrick non sono affatto un caso isolato.

Come l'italiano Giulio Regeni, anche Patrick Zaky è vittima di un sistema di repressione su vasta scala che prende di mira le opposizioni politiche, il mondo dell'attivismo, della ricerca e dell'informazione. I casi di Patrick e Giulio non sono stati episodi isolati: al contrario, si inseriscono nel contesto di una vera e propria campagna di terrore, fatta di arresti, sparizioni forzate, minacce e ritorsioni contro i propri cari, torture ed esecuzioni extragiudiziali, che a partire dall'instaurazione del regime si sta abbattendo sulla società civile per annichilirla, criminalizzando le voci critiche per ridurle al silenzio.


La tortura in carcere sulle prigioni e sui prigionieri non è "colpa di poche mele marce", ma un preciso programma politico che risponde all'agenda del regime di el-Sisi.
Gli arresti e le detenzioni arbitrarie, le sparizioni forzate e i procedimenti giudiziari viziati da profonde irregolarità che minano il diritto alla difesa dell'imputato/a non sono affatto rari: il numero di individui attualmente detenuti nelle carceri egiziane per motivi politici o di opinione oscilla, a seconda delle stime, fra le 60mila e le 100mila unità.
Il caso di Patrick Zaky, che tutti e tutte conosciamo bene, va moltiplicato per almeno 60mila volte, per restituire un'idea della reale dimensione del fenomeno repressivo in Egitto.

Ecco dunque che, attraverso le lenti metaforiche di Patrick, la campagna #60milaPatrick ci permetterà di incontrare i vissuti e le voci delle attiviste e degli attivisti incarcerati per il loro impegno politico e sociale.
 

Vi proponiamo 15 storie, storie di dissidenti nonviolenti/e che il regime di el-Sisi cerca di cancellare perché il loro attivismo disturba il modello di società autoritaria, frammentata e spaventata che il regime promuove. Attraverso queste storie, potremo comprendere meglio la natura strutturale di questa macchina repressiva, e giungere infine a vedere le protagoniste e i protagonisti della disobbedienza civile egiziana #ComeVedePatrick.

‍Anziché un’opportunità di migliorare la vita dei giovani egiziani, e tutt’altro che orientato ad affrontare i problemi reali che essi vivono, il Forum è una farsa politica tesa a distrarre la comunità internazionale dal record di violazioni dei diritti umani compiute dalle autorità egiziane. Le organizzazioni firmatarie esortano la comunità internazionale, incluso il Segretariato delle Nazioni Unite e l’ufficio del Segretario Generale, a non prestarsi a questo tipo di operazioni propagandistiche, rendendosi complici dei gravi abusi perpetrati dal governo di Sisi. La comunità internazionale dovrebbe piuttosto adottare tutte le misure necessarie per assicurare il monitoraggio dello stato dei diritti umani nel Paese affinché i responsabili di violazioni e abusi di potere siano opportunamente perseguiti, allo scopo di garantire l’affermazione, il rispetto e l’effettivo godimento di tutti i diritti della persona umana a tutte e tutti gli egiziani, con particolare riguardo alle giovani generazioni.

Per le grafiche si ringrazia @Mattia Pedrazzoli (FB), @hike_illustration (Ig).

‍Anziché un’opportunità di migliorare la vita dei giovani egiziani, e tutt’altro che orientato ad affrontare i problemi reali che essi vivono, il Forum è una farsa politica tesa a distrarre la comunità internazionale dal record di violazioni dei diritti umani compiute dalle autorità egiziane. Le organizzazioni firmatarie esortano la comunità internazionale, incluso il Segretariato delle Nazioni Unite e l’ufficio del Segretario Generale, a non prestarsi a questo tipo di operazioni propagandistiche, rendendosi complici dei gravi abusi perpetrati dal governo di Sisi. La comunità internazionale dovrebbe piuttosto adottare tutte le misure necessarie per assicurare il monitoraggio dello stato dei diritti umani nel Paese affinché i responsabili di violazioni e abusi di potere siano opportunamente perseguiti, allo scopo di garantire l’affermazione, il rispetto e l’effettivo godimento di tutti i diritti della persona umana a tutte e tutti gli egiziani, con particolare riguardo alle giovani generazioni.

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