Gruppi per i diritti umani sollecitano la divulgazione della sorte di Abdulrahman Al-Qaradawi, ne chiedono il rilascio e chiedono che gli Emirati Arabi Uniti e il Libano rispondano della sua incolumità fisica e mentale
Le organizzazioni sottoscritte esprimono profonda preoccupazione per la scomparsa del giornalista e poeta Abdulrahman Youssef Al-Qaradawi dall'8 gennaio 2025, dopo il suo imbarco su un aereo privato diretto ad Abu Dhabi. L'espulsione è stata effettuata in esecuzione di una decisione del Consiglio dei ministri libanese di estradarlo negli Emirati Arabi Uniti, sulla base di una richiesta presentata dal Pubblico ministero emiratino. Questo allarmante precedente legale rappresenta un palese abuso degli accordi internazionali di sicurezza per regolare i conti politici con i dissidenti. Riflette una preoccupante tendenza a sfruttare la cooperazione internazionale in materia di sicurezza come strumento per reprimere le libertà fondamentali e limitare il diritto degli individui a esprimere le proprie opinioni.
Le organizzazioni sottoscritte chiedono alle autorità emiratine di rendere immediatamente nota l'ubicazione e le condizioni di detenzione di Abdulrahman Youssef Al-Qaradawi e di garantire il suo diritto di comunicare con la famiglia e con la rappresentanza legale. Riteniamo le autorità emiratine pienamente responsabili del suo benessere fisico e mentale e chiediamo il suo rilascio immediato e incondizionato, che gli consenta di tornare in sicurezza in Turchia, dove risiede e ha la cittadinanza. Inoltre, esortiamo le autorità turche a intraprendere un'azione urgente e a esercitare pressioni diplomatiche per scoprire la sorte di Abdulrahman e garantirne il rapido rilascio, soprattutto alla luce dei noti precedenti degli Emirati Arabi Uniti in materia di tortura e oppressione dei prigionieri di coscienza.
Abdulrahman Youssef Al-Qaradawi è stato arrestato dalle autorità libanesi il 28 dicembre 2024, al suo ritorno dalla Siria, sulla base di una denuncia del Pubblico Ministero emiratino trasmessa dall'Ambasciata libanese ad Abu Dhabi. Il caso è nato da un video che Abdulrahman aveva pubblicato sulla sua pagina personale e da una presunta richiesta di estradizione da parte delle autorità egiziane. Il procuratore libanese lo ha interrogato in merito alle affermazioni degli Emirati Arabi Uniti. Successivamente, il Consiglio dei ministri libanese, tra calcoli e collusioni politiche importanti, ha deciso in tutta fretta di estradarlo negli Emirati Arabi Uniti l'8 gennaio 2025. Da allora, tutte le comunicazioni tra Abdulrahman, la sua famiglia e il suo avvocato sono state interrotte e le autorità emiratine non hanno fornito alcuna informazione sulla sua posizione, sulle condizioni di detenzione e sull'eventuale procedimento legale.
Questo incidente si aggiunge a una serie di pratiche che esacerbano il continuo declino del rispetto dei diritti umani nella regione. La cooperazione internazionale in materia di sicurezza viene sempre più spesso utilizzata come copertura per gravi violazioni, che portano a una maggiore repressione dei dissidenti e dei difensori politici. Queste pratiche mirano a intimidire i difensori dei diritti umani e gli oppositori politici, ovunque essi si trovino. Inoltre, tali incidenti rappresentano una minaccia diretta al sistema universale dei diritti umani, poiché l'estradizione forzata e la cattura di individui al di fuori dei loro Paesi d'origine costituiscono palesi violazioni del diritto internazionale e stabiliscono un pericoloso precedente per la repressione transnazionale.
Abdulrahman Youssef Al-Qaradawi, poeta, giornalista e personaggio dei media con cittadinanza egiziana e turca, è noto per la sua difesa della libertà e della democrazia e per la sua ferma opposizione ai regimi autoritari. Durante il governo dell'ex presidente Hosni Mubarak, è stato uno dei critici più importanti del regime, co-fondando movimenti come "Kefaya" e sostenendo figure politiche di spicco come Mohamed ElBaradei e Abdel Moneim Aboul Fotouh. Il suo attivismo lo ha reso bersaglio di persecuzioni e accuse inventate. Dal 2015 Abdulrahman risiede in Turchia, dove continua a battersi per la giustizia e i diritti umani.
Le organizzazioni sottoscritte chiedono le seguenti azioni: