Nell'aprile 2025, la Commissione europea ha pubblicato una proposta per la creazione di un elenco di "Paesi di origine sicuri" a livello dell'UE. Gli elenchi di "Paesi di origine sicuri" esistono già a livello di singoli Paesi membri in base alla Direttiva 2013/32/UE, che consente agli Stati di classificare alcuni Paesi di origine come "sicuri", accelerando così l'esame delle domande di protezione internazionale di persone provenienti da quei Paesi. La proposta della Commissione intende stabilire un elenco a livello dell'Unione modificando il Regolamento 2024/1348, creando una classificazione condivisa dei Paesi di origine considerati "sicuri". Tra i Paesi proposti per la classificazione come "sicuri" c'è l'Egitto, nonostante uno spaventoso record di diritti umani, che le istituzioni dell'UE hanno scelto ancora una volta di ignorare in nome degli interessi strategici e dell'esternalizzazione delle frontiere europee.
L'Egitto, dopo il colpo di Stato militare del 2013, è precipitato nella peggiore crisi dei diritti umani della sua storia moderna, dove nessuno può dirsi mai al sicuro dal rischio di violenza di Stato. Le testimonianze dei gruppi per i diritti umani mostrano che i cittadini egiziani di ritorno dall'estero - volontariamente o con la forza, e talvolta nonostante abbiano chiesto asilo all'estero - sono spesso presi di mira dalle forze di sicurezza attraverso sparizioni forzate, processi e detenzioni arbitrarie e torture a causa di legami percepiti con Paesi stranieri.
In questo documento di posizione, critichiamo lo strumento della "lista dei Paesi sicuri" perché mina il diritto fondamentale di chiedere asilo nell'UE. La creazione di tali liste si basa su una logica errata, secondo cui un Paese può essere considerato "complessivamente" sicuro per le persone da riammettere, il che contraddice i pilastri stessi del diritto internazionale in materia di asilo, ovvero il dovere di valutare il rischio caso per caso e il principio di non respingimento. A livello attuativo, le "liste di Paesi sicuri" rappresentano un fattore di discriminazione nel trattamento dei richiedenti, in quanto coloro che provengono da Paesi classificati come "sicuri" hanno un iter accelerato per le loro domande e rischiano di subire un pregiudizio derivante dalla percezione che il loro Paese di origine sia "complessivamente sicuro".
La proposta della Commissione, che il Consiglio e il Parlamento dell'UE dovranno esaminare per deciderne l'adozione, è motivata da una ragione che non ha nulla a che fare con la difesa dei diritti dei migranti, ma piuttosto mira a ridurre il carico di lavoro dei tribunali per l'asilo in tutta l'UE. In altre parole, la proposta subordina la tutela dei diritti umani a una questione di efficienza del sistema di asilo dell'UE, facilitando il lavoro dei meccanismi di rimpatrio. Si tratta di una logica estremamente pericolosa.
Chiediamo al Parlamento e al Consiglio dell'UE di abrogare la proposta della Commissione e di abbandonare le liste dei "Paesi di origine sicuri" nell'esame delle domande di asilo, poiché violano il diritto fondamentale di chiedere asilo e di non essere discriminati in base alla nazionalità. Esortiamo le istituzioni dell'UE, in particolare la Commissione UE, a impegnarsi con le organizzazioni internazionali, la società civile e le voci indipendenti nella valutazione dei progressi dell'Egitto in materia di diritti umani, disimpegnandosi da iniziative di cooperazione che potrebbero aggravare ulteriormente l'impunità e minare i diritti fondamentali della popolazione egiziana a vivere libera dalla repressione e dalla violenza.
Questo documento di posizione è disponibile in arabo e in inglese.