Le organizzazioni firmatarie esprimono profonda preoccupazione per i recenti sviluppi nel procedimento giudiziario relativo al caso Regeni e chiedono che le indagini non vengano interrotte nonostante la mancanza di collaborazione da parte delle autorità egiziane.
Il 14 ottobre 2021 ha avuto luogo presso la III Corte d’Assise di Roma la prima udienza del procedimento relativo al caso Regeni contro il generale Sabir Tariq, i colonnelli Athar Kamel, Mohamed Ibrahim e il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Le accuse sono di sequestro di persona pluriaggravato per i primi tre imputati, mentre il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif è accusato anche di concorso in lesioni personali aggravate e concorso in omicidio aggravato.
La prima udienza si è tuttavia conclusa con il rinvio al Gup degli atti relativi al rinvio a giudizio per mancata notifica agli imputati, ed esiste una concreta possibilità- che spetterà alla corte verificare- che le autorità egiziane abbiano sottratto volontariamente gli imputati alla giustizia.
Giulio Regeni era un ricercatore italiano presso l’Università di Cambridge e nel 2016 si trovava al Cairo per svolgere ricerche sul campo relativamente al sindacato dei venditori ambulanti. Scomparso la sera del 25 gennaio, il suo corpo è stato ritrovato senza vita sul ciglio di una strada il 3 febbraio, e le perizie autoptiche hanno riscontrato numerosi segni di tortura.
Nei successivi sei anni, le autorità egiziane hanno sistematicamente rifiutato di condurre indagini trasparenti per accertare i fatti e assicurare i responsabili alla giustizia, ed anzi hanno più volte tentato di insabbiare il caso.
Nonostante i depistaggi che si sono susseguiti nel tempo, l’indagine svolta dalle procure romane ha infine condotto all’individuazione di quattro ufficiali della National Security Agency egiziana, contro i quali è stato possibile raccogliere prove sufficienti per i capi d’imputazione di sequestro aggravato di persona, concorso in lesioni aggravate e omicidio aggravato. I quattro sono stati rinviati a giudizio dal Gup di Roma nel maggio 2021.
Visto il rifiuto di collaborazione espresso dalle autorità egiziane e la mancanza di un trattato bilaterale di estradizione che consenta alle autorità italiane di imporre agli imputati di presenziare al processo, il procedimento, che ha avuto inizio il 14 ottobre, sarà con ogni probabilità svolto in contumacia.
La prima udienza si è tuttavia conclusa con il rinvio al Gup degli atti relativi al rinvio a giudizio per mancata notifica agli imputati. Gli inquirenti non hanno dunque altra scelta se non disporre una nuova udienza preliminare e una seconda rogatoria con l’Egitto per accertare la notifica agli imputati del procedimento a loro carico.
Resta tuttavia da accertare se la sottrazione degli imputati da parte delle autorità egiziane sia stata volontaria o meno, dal momento che la motivazione presentata per la mancata notifica delle accuse- la mancata elezione del domicilio da parte degli imputati- appare molto debole.
La sospensione del processo sembra una beffa, sebbene fosse prevedibile alla luce del sistematico diniego delle autorità egiziane di collaborare con gli inquirenti e i tentativi di insabbiamento del caso. In passato, le autorità del Cairo hanno sostenuto diverse versioni di quanto accaduto a Regeni, descrivendo il ricercatore di volta in volta come una spia, un agente dei servizi segreti britannici o dei Fratelli Musulmani, la sfortunata vittima di un sequestro criminale. Hanno altresì affermato di non aver mai pedinato Regeni, salvo poi essere smentiti dalla diffusione di un video nel quale Regeni parlava- e veniva inconsapevolmente registrato- dal rappresentante del sindacato ambulanti, Mohamed Abdallah, che ha realizzato quello stesso video per denunciarlo alla NSA.
I servizi di sicurezza egiziani hanno anche affermato di non aver mai sorvegliato il ricercatore italiano, ma alla fine sono stati smentiti quando è trapelato un video che mostra un ignaro Giulio Regeni che parla con il rappresentante del sindacato dei venditori ambulanti Mohamed Abdallah - lo stesso uomo che ha girato il video per segnalarlo alla NSA.
Risulta difficile ad oggi credere alla dichiarazione delle autorità egiziane di non conoscere il domicilio dei quattro imputati, tutti membri degli apparati di sicurezza, ed è difficile accettare che una simile motivazione possa essere sufficiente all’interruzione del processo.
EgyptWide e le organizzazioni firmatarie sottoscrivono il presente appello per chiedere che il procedimento non venga irrimediabilmente compromesso da alcuni vizi di forma dei quali le autorità egiziane si stanno servendo come scappatoia legale per evitare che venga fatta giustizia.
Chiediamo:
Bologna, 20 ottobre 2021
Sottoscritta da:
EgittoAmpio
The Committee for Justice (CFJ)
ARCI
Cultura è Libertà una campagna per la Palestina
Rete Italiana Pace e Disarmo
ARCS
Democrazia per il mondo arabo ora (DAWN)
Intersection Association for rights and freedoms
Associazione Dottorandi e dottori di ricerca in Italia
Andalus Institute for Tolerance and Anto-violence Studies
Forum egiziano per i diritti umani
Fronte egiziano per i diritti umani (EFHR)
UPP - Un Ponte Per
Associazione per la Pace - Padova
CGIL PADOVA
Amnesty International - sezione italiana