Azione urgente necessaria per affrontare le gravi preoccupazioni sollevate dagli organismi per i diritti umani delle Nazioni Unite.

(1 giugno 2021)

Siamo 64 organizzazioni della società civile di tutto il mondo unite dalla solidarietà verso una causa comune: i diritti di tutte le persone fisiche a riunirsi pacificamente, informare ed informarsi, condividere le proprie idee, partecipare ai processi decisionali concorrendo alla vita politica del Paese in cui vivono.

Sottoscriviamo questo comunicato per chiedere alle autorità egiziane, incluso il presidente Abdel Fattah al-Sisi, di agire immediatamente per porre fine alla repressione delle organizzazioni indipendenti e del dissenso nonviolento in Egitto.

Più di 30 Paesi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite il 12 marzo 2021, esprimendo il loro profondo allarme per "la situazione dei diritti umani in Egitto" e condividendo "le preoccupazioni espresse dall'Alto Commissario [ONU] per i diritti umani" per quel che accade nel Paese ormai da molti anni.

Insieme abbiamo chiesto l'istituzione di un meccanismo di monitoraggio e di valutazione dell'operato delle autorità egiziane presso il Consiglio per i diritti umani. Auspichiamo tale meccanismo resti in funzionamento almeno fino a quando non si verificherà un miglioramento significativo e duraturo della situazione dei diritti umani nel Paese.

Ribadiamo la nostra forte preoccupazione per l'arresto arbitrario, la detenzione e altre vessazioni giudiziarie delle persone attive nella difesa dei diritti umani in Egitto. Tra i le persone detenute ingiustamente ci sono Mohamed al-Baqer ed Ezzat Ghoniem, entrambi a capo di importanti organizzazioni non-governative (ONG); i ricercatori sui diritti umani Patrick George Zaki e Ibrahim Ezz el-Din; e le avvocate Mahienour al-Masry, Haytham Mohamdeen e Hoda Abdelmoniem.

Il fondatore e direttore del Cairo Institute forHumanRights Studies (CIHRS) Bahey Eldin Hassan è stato condannato in contumacia a un'oltraggiosa pena a 15 anni di reclusione. Altri attacchi contro le difensore e i difensori dei diritti umani includono divieti di viaggio, il congelamento dei propri beni, l'essere schedati come "terroristi/e", procedimenti giudiziari arbitrari, indagini penali prolungate, e rappresaglie per il loro impegno politico e sociale.

Condividiamo le preoccupazioni di sette titolari del Mandato per le Procedure speciali delle Nazioni Unite sulla legge n. 149/2019 (c.d. "legge sulle ONG"), in quanto non rispetta gli obblighi internazionali dell'Egitto in materia di libertà di associazione.

Abbiamo inoltre serie preoccupazioni per la definizione troppo ampia di terrorismo contenuta nella legge n. 94 del 2015 e nel Codice penale, che, in violazione degli standard internazionali, consente la criminalizzazione di atti che rientrano nell'ambito dei diritti alla libertà di espressione, associazione e pacifica assemblea.

Condanniamo con forza l'abuso dei "Circuiti Speciali per il Terrorismo" e del ricorso sistematico alla Procura suprema per la Sicurezza dello Stato per colpire coloro che difendono i diritti umani e altri oppositori nonviolenti.

Esprimiamo profonda preoccupazione per la repressione del giornalismo e media indipendenti, poiché centinaia di siti Web rimangono ad oggi oscurati e almeno 28 giornaliste e giornalisti, tra cui Esraa Abdelfatah e Ismail Iskandarani, sono tuttora dietro le sbarre per aver svolto il proprio lavoro o espresso opinioni critiche.

Condividiamo la valutazione del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria secondo cui la detenzione arbitraria è un problema sistematico in Egitto. Da quando il presidente al-Sisi è salito al potere, le forze di sicurezza egiziane, con la complicità dei pubblici ministeri e della magistratura, hanno arbitrariamente arrestato e detenuto migliaia di persone sulla base di accuse infondate legate al terrorismo. Fra di esse sono sovrarappresentati i difensori e le difensore dei diritti umani, attivistx per i diritti delle minoranze religiose, manifestanti pacifici, giornalistə, accademici/e, artist*, avvocatx, politic* dell'opposizione e parenti di dissidenti in esilio.

Le forze di sicurezza egiziane sottopongono regolarmente le persone in custodia a sparizioni forzate e torture, che il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha riscontrato essere "una pratica sistematica in Egitto". Le persone scomparse e torturate vengono poi regolarmente condannate in processi di massa gravemente iniqui, in alcuni casi davanti a tribunali militari.

Dal 2014, centinaia di persone sono state condannate a morte e decine sono state giustiziate dopo processi che si basano su "confessioni" estorte sotto tortura. Migliaia di individui sono detenuti in custodia cautelare prolungata senza l'opportunità di contestare la legittimità della loro detenzione, a volte per periodi superiori ai due anni (il massimo consentito dalla legge egiziana). Anche quando pubblici ministeri e giudici ordinano il loro rilascio, l'Agenzia per la Sicurezza nazionale (NSA), con la complicità dei pubblici ministeri, li incrimina nuovamente con accuse simili alle precedenti così da poter giustificare una nuova detenzione e trattenerli in custodia a tempo indeterminato senza processo, nella pratica nota come "rotazione" ("tadweer").

Condividiamo le preoccupazioni degli esperti e delle esperte delle Nazioni Unite per le condizioni carcerarie crudeli e disumane e la deliberata negazione di cure mediche adeguate che hanno portato o contribuito a morti evitabili in custodia e gravi danni alla salute delle persone detenute. Solo nel 2020, almeno 35 persone sono morte in custodia o poco dopo il rilascio, in seguito a complicazioni mediche. La crisi sanitaria e dei diritti umani nelle carceri è stata ulteriormente esacerbata dall'incapacità delle autorità di affrontare adeguatamente la pandemia da Covid-19.

Condividiamo le preoccupazioni dell'Alto Commissario riguardo alla sistematicità delle pratiche di sgombero forzato, sparizioni forzate e tortura e altri maltrattamenti della popolazione nella Penisola del Sinai. Le autorità egiziane “dovrebbero riconoscere che, come in tutti i Paesi che affrontano sfide alla sicurezza rappresentate dall' estremismo violento, privare le persone dei loro diritti non renderà lo Stato più sicuro, ma più instabile”.

La discriminazione contro le donne e le ragazze rimane radicata nella legge e nella pratica. Le autorità non solo non sono riuscite ad affrontare la pervasiva violenza sessuale e basata sul genere, ma hanno anche preso di mira coloro che difendono i diritti delle donne e lx attivistx contro la violenza sessuale e le molestie attraverso arresti, molestie, minacce e altre rappresaglie. Le autorità hanno anche usato le leggi sulla moralità e sulla dissolutezza per arrestare, detenere e perseguire arbitrariamente sopravvissut* e testimoni di violenza sessuale e di altro genere, influencer, e persone LGBTQIA+, fra cui numerosə attivist*.

Questo elenco di gravi violazioni dei diritti fondamentali aumenta ogni anno a causa dell'impunità endemica che caratterizza l'Egitto di Sisi, come evidenziato dagli esperti delle Nazioni Unite e dal Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura.

Esortiamo il presidente al-Sisi a ordinare e garantire la piena attuazione delle seguenti raccomandazioni per garantire miglioramenti tangibili nella situazione dei diritti umani in Egitto e per garantire che l'Egitto rispetti i suoi obblighi internazionali:

- Rilasciare immediatamente e incondizionatamente ogni persona sottoposta a privazione della libertà personale per aver esercitato pacificamente i propri diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione; e rilasciare altrx detenut* arbitrariamente, compresi/e coloro che sono trattenuti in custodia cautelare prolungata senza processo o la possibilità di contestare la legittimità della loro detenzione; cessare la pratica di incriminare le è gli imputati in nuovi casi basati sulle stesse fattispecie ("rotazione"), e proteggere i detenuti e le detenute dalla tortura e altri maltrattamenti e garantire loro visite regolari alle famiglie, all'avvocat* di loro scelta e l'accesso a cure mediche adeguate;

- Condannare pubblicamente e ordinare indagini indipendenti, imparziali, approfondite ed efficaci su esecuzioni extragiudiziali e altre uccisioni illegali, sparizioni forzate, tortura e altre gravi violazioni dei diritti umani e crimini secondo il diritto internazionale, compresi quelli commessi sulle persone in stato di detenzione e nel contesto di operazioni di contro-terrorismo in Sinai, per assicurare alla giustizia i responsabili; e garantire alle vittime l'accesso alla verità, alla giustizia e alla riparazione;

- Stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in attesa dell'abolizione della pena di morte;

- Creare un ambiente sicuro e favorevole per coloro che difendono i diritti umani, anche proteggendolə efficacemente da arresti arbitrari, detenzione e altre forme di rappresaglia o molestie; incaricando la pubblica accusa di chiudere la causa n. 173 del 2011; rimuovere tutte le misure arbitrarie, compresi i divieti di espatrio e il congelamento dei beni contro di loro e le loro famiglie; l'annullamento delle sentenze contro i difensori e le difensore dei diritti umani, con particolare riferimento alle condanne in contumacia; e la rimozione dei difensori dei diritti umani dalla "lista del terrorismo";

- Prevenire la violenza sessuale e di genere e perseguire chi la perpetua; porre fine alla rigida disciplina dei corpi e della sessualità delle donne per mezzo della legge, nonché ai procedimenti giudiziari basati su accuse di "indecenza", "violazione dei principi e dei valori familiari" e "dissolutezza";

- Porre fine ad arresti e procedimenti giudiziari arbitrari contro le persone LGBTQIA+, compresa la sorveglianza delle persone LGBTQIA+ da parte delle forze di polizia tramite app di incontri o social media, e annullare i verdetti di condanna già emessi; istruire i funzionari a porre fine agli esami medici forzati e ai c.d. "test per la determinazione del sesso biologico" in quanto coatituiscono una tortura;

- Modificare la legge n. 94 del 2015 sul terrorismo, la legge n. 8 del 2015 sulle entità terroristiche, la legge n. 175 del 2018 sulla criminalità informatica e la legge n. 149 del 2019 sulle ONG per allinearle agli obblighi internazionali dell'Egitto.


Organizzazioni irmatarie:

Access Now

Amnesty International

Andalus Institute for Tolerance and Anti-violence Studies (AITAS)

ANKH (Arab Network for Knowledge about Human rights)

Association Beity (Tunisia)

Association for Juridical Studies on Immigration (ASGI)

Association for the Defense of Human Rights in Morocco (ADDHOM)

Association Vigilance for Democracy and the Civic State (Tunisia)

BaytnaCairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS)

CELS Centro de Estudios Legales y Sociales

Center for Reproductive RightsCenter of Studies and Initiatives for International Solidarity (CEDETIM, France)

CNCD-11.11.11

Committee for Justice

Committee for the Respect of Liberties and Human Rights in Tunisia (CRLDHT)

The Committee of Vigilance for Democracy in Tunisia (Belgium)

DefendDefenders (East and Horn of Africa Human Rights Defenders Project)

Democratic Association of Tunisians in France (ADTF)

Democracy for the Arab World Now (DAWN)

Dignity – Danish Institute Against Torture

Egyptian Human Rights Forum Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR)

EgyptWide (Egyptian-Italian Initiative for Rights and Freedoms)

English PEN

EuroMed Rights

Freedom House

Front Line Defenders

Geneva Bridge AssociationGlobal Voices

Gulf Centre for Human Rights (GCHR)

Hassan Saadaoui Association for the Defense of Democracy and Equality (Tunisia)

humanrights.ch

Human Rights Watch (HRW)

Initiative Franco-égyptienne pour les Droits et les Libertés

International Commission of Jurists (ICJ)

International Federation for Human Rights (FIDH)

International Service for Human Rights (ISHR)

Karapatan Alliance Philippines Inc.

Kvinna till KvinnaLawyers for Lawyers (L4L)

Legal Resources Centre

Mawjoudin Initiative (Tunisia)

MENA Rights Group

Minority Rights Group International (MRG)

Mwatana for Human Rights

Nachez (Dissonance), Tunisia

The National Union for Tunisian Journalists (SNJT)

Odhikar, Bangladesh

PEN Norway

People in Need

Project on Middle East Democracy (POMED)

REDRESS

Réseau des Organisations de la Société Civile pour l'Observation et le Suivi des Élections en Guinée (ROSE)

Robert F Kennedy Human Rights

South East Europe Media Organisation (SEEMO)

The Freedom Initiative

Tunisian Association of Democratic Women

The Tunisian Association for the Defense of Academic Values (ATDVU)

The Tunisian Association for the Defense of Individual Liberties (ATDLI)

Tunisian Center for Press Freedom (CTLP)

Tunisian Coalition Against Death Penalty

The Tunisian Federation for Citizenship on both Shores (FTCR)

The Tunisian Human Rights League (LTDH)

UIA-IROL (Institute for the Rule of Law of the International Association of Lawyers)

‍Anziché un’opportunità di migliorare la vita dei giovani egiziani, e tutt’altro che orientato ad affrontare i problemi reali che essi vivono, il Forum è una farsa politica tesa a distrarre la comunità internazionale dal record di violazioni dei diritti umani compiute dalle autorità egiziane. Le organizzazioni firmatarie esortano la comunità internazionale, incluso il Segretariato delle Nazioni Unite e l’ufficio del Segretario Generale, a non prestarsi a questo tipo di operazioni propagandistiche, rendendosi complici dei gravi abusi perpetrati dal governo di Sisi. La comunità internazionale dovrebbe piuttosto adottare tutte le misure necessarie per assicurare il monitoraggio dello stato dei diritti umani nel Paese affinché i responsabili di violazioni e abusi di potere siano opportunamente perseguiti, allo scopo di garantire l’affermazione, il rispetto e l’effettivo godimento di tutti i diritti della persona umana a tutte e tutti gli egiziani, con particolare riguardo alle giovani generazioni.

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